Il Decreto Energia e Investimenti porta al 50% il credito d’imposta per i beni immateriali e rafforza la formazione 4.0
Beni immateriali: Credito d’imposta al 50%
Proprio i beni immateriali che, con la normativa precedente, fruivano di un’agevolazione decisamente inferiore rispetto a quelli materiali, sono stati finalmente riconosciuti come altrettanto importanti. Un riconoscimento che, seppur tardivo, è importante, poiché proprio i beni immateriali sono necessari per realizzare un’autentica transizione digitale nell’ambito della produzione.
In base al Decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la bozza diffusa specifica all’art. 20: “Per gli investimenti aventi ad oggetto beni compresi nell’allegato B annesso alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, effettuati a decorrere dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2022 ovvero entro il 30 giugno 2023, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione, la misura del credito d’imposta prevista dall’articolo 1, comma 1058, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 è elevata al 50 per cento.
Meno costi per la formazione 4.0
Lo stesso documento riconosce il valore delle formazione 4.0, come elemento determinate per consentire alle aziende di innovare in modo significativo i propri modelli produttivi. Nella bozza diffusa si legge infatti (art. 21):
“1. Al fine di rendere più efficace il processo di trasformazione tecnologica e digitale delle piccole e medie imprese, con specifico riferimento alla qualificazione delle competenze del personale, le aliquote del credito d’imposta del 50 per cento e del 40 per cento previste dal comma 211 della legge 27 dicembre 2019, n. 19 160 per le spese di formazione del personale dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese sono rispettivamente aumentate al 70 per cento e al 50 per cento, a condizione che le attività formative siano erogate dai soggetti individuati con decreto del Ministro dello sviluppo economico da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e che i risultati relativi all’acquisizione o al consolidamento delle suddette competenze siano certificati secondo le modalità stabilite con il medesimo decreto, il quale assicura altresì l’invarianza di spesa riaspetto agli stanziamenti vigenti.
2. Con riferimento ai progetti di formazione avviati successivamente all’entrata in vigore del presente decreto che non soddisfino le condizioni previste dal comma 1, le misure del credito d’imposta sono rispettivamente diminuite al 40 per cento e al 35 per cento”.
In questo caso, però, bisognerà attendere ancora alcune settimane per comprendere bene quali saranno le aziende abilitate ad erogare i corsi di formazione agevolabili al 70%. Il timore per le PMI, infatti, è quello che tali corsi possano essere erogati solo da enti universitari che, oltre ad esercitare una concorrenza scorretta nei confronti della attività imprenditoriali, propongano corsi particolarmente costosi e teorici. Quindi lontani dalle esigenze concrete delle PMI italiane.
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