Il carbon footprint (letteralmente “impronta di carbonio”) è la stima delle emissioni di gas serra causate da un prodotto, servizio, organizzazione, evento o individuo, permettendo di determinare gli impatti ambientali delle attività umane sul nostro pianeta.  

I tipi di gas da considerare per determinare il carbon footprint di un prodotto o servizio sono stati inizialmente definiti dal Protocollo di Kyoto del 1997 e includono, tra gli altri:

  •  anidride carbonica (CO2)
  • metano (CH4)
  • ossido nitroso (N2O)
  • idrofluorocarburi (HFC)
  • perfluorocarburi (PFC)
  • esafloruro di zolfo (SF6)

Tuttavia, il risultato di uno studio di Carbon footprint viene generalmente espresso sottoforma di tonnellate di CO2 equivalente, unità di misura che si ottiene esprimendo ogni gas serra in riferimento al suo corrispettivo valore inquinante in CO2: ad esempio, se il metano inquina 21 volte più della CO2, per ogni tonnellata di metano emessa dal prodotto o servizio in questione calcoliamo 21 tonnellate di CO2 equivalente, e così via.

Carbon footprint di prodotto o di organizzazione? Due obiettivi differenti

A seconda delle esigenze, è possibile calcolare l’impronta di carbonio di soggetti e realtà differenti: prodotti, servizi, aziende, individui, eventi etc. In particolare, nel caso di un’azienda, sono significative le seguenti declinazioni:

  •  Il carbon footprint di prodotto, che permette di quantificare le emissioni di gas ad effetto serra generate da un prodotto durante tutto il ciclo di vita – dall’estrazione delle risorse, alla produzione, all’uso e al riciclo, fino allo smaltimento dei rifiuti residui –  con lo scopo di procedere con azioni di loro riduzione e di compensazione.
  • Il carbon footprint di organizzazione, che permette di realizzare un “inventario delle emissioni di gas serra” riferito all’esercizio aziendale annuale, con lo scopo di stabilire luogo ed entità dell’impronta di carbonio dell’azienda, in modo da poterla successivamente gestire.

A cosa serve calcolare il carbon footprint?

Dal momento che l’impronta di carbonio rappresenta generalmente il 50% di tutta l’impronta ecologica, conoscerne l’entità fornisce un’idea della domanda di combustibili fossili esercitata sul pianeta, che allo stato attuale sappiamo essere insostenibile.

Molti enti internazionali ed amministrativi utilizzano infatti il calcolo del carbon footprint per monitorare l’attuale efficienza ambientale e definire di conseguenza le loro politiche di settore.

Da qui deriva anche la sua importanza strategica per le aziende: in un contesto che premia i fornitori di prodotti o servizi a basse emissioni, il carbon footprint può servire a valorizzare e far crescere il proprio business, migliorando la comunicazione ambientale e attraendo nuovi segmenti di pubblico attenti alle tematiche green.

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